domenica 29 maggio 2011

Discorso sulla morte - Platone

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Temere la morte altro non è che credere di esser saggi senza esserlo, di sapere ciò che non si sa. Infatti, nessuno sa che cosa sia la morte, se per l'uomo il più grande dei beni; eppure tutti la temono come se fossero sicuri che essa è il più grande dei mali. E non è forse la più riprovevole ignoranza, questa, di credere di sapere ciò che non si sa?
La morte (tratto da "Apologia di Socrate" )


Volevo esser solo... (Luigi Pirandello)

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Io volevo esser solo in un modo affatto insolito, nuovo. Tutt'al contrario di quel che pensate voi: cioè senza me e appunto con un estraneo attorno.
Vi sembra già questo un primo segno di pazzia?
Forse perché non riflettete bene.
Poteva già essere in me la pazzia, non nego, ma vi prego di credere che l'unico modo d'esser soli veramente è questo che vi dico io.
La solitudine non è mai con voi; è sempre senza di voi, è soltanto possibile con un estraneo attorno: luogo o persona che sia, che del tutto vi ignorino, che del tutto voi ignoriate, cosí che la vostra volontà e il vostro sentimento restino sospesi e smarriti in un'incertezza angosciosa e, cessando ogni affermazione di voi, cessi l'intimità stessa della vostra coscienza. La vera solitudine è in un luogo che vive per sé e che per voi non ha traccia né voce, e dove dunque l'estraneo siete voi.
Cosí volevo io esser solo. Senza me. Voglio dire senza quel me ch’io già conoscevo, o che credevo di conoscere. Solo con un certo estraneo, che già sentivo oscuramente di non poter piú levarmi di torno e ch'ero io stesso: estraneo inseparabile da me.
Ne avvertivo uno solo, allora! E già quest'uno, o il bisogno che sentivo di restar solo con esso, di mettermelo davanti per conoscerlo bene e conversare un po' con lui, mi turbava tanto, con un senso tra di ribrezzo e di sgomento.
Se per gli altri non ero quel che ora avevo creduto d'essere per me, chi ero io? 
(Tratto da "Uno, nessuno, centomila")



La Repubblica - Platone

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Quando un popolo, divorato dalla sete della libertà, si trova ad
avere a capo dei coppieri che gliene versano quante ne vuole, fino ad
ubriacarlo, accade allora che, se i governanti resistono alle
richieste dei sempre più esigenti sudditi, son dichiarati tiranni.
E avviene pure che chi si dimostra disciplinato nei confronti dei
superiori è definito un uomo senza carattere, servo; che il padre
impaurito finisce per trattare il figlio come suo pari e non è più
rispettato, che il maestro non osa rimproverare gli scolari e costoro si fanno beffe di lui; che i giovani pretendono gli stessi diritti, le stesse considerazioni dei vecchi e questi, per non parere troppo severi, danno ragione ai giovani.
In questo clima di libertà, nel nome della medesima, non vi è più
riguardo né rispetto per nessuno. In mezzo a tale licenza nasce e si
sviluppa una mala pianta: la tirannia".

(Discorso tratto da "La Repubblica" Libro VIII)



L'apparenza a volte inganna - Lev Tolstoj

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Un uomo che prima ha guardato nella nebbia
un filo d'erba della steppa
e l'ha scambiato per un albero,
non può più, dopo aver riconosciuto il filo d'erba
vedere in esso un albero.

Il limite come segno di grandezza - Albert Einstein

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"E' dalla crisi che nasce l'inventiva, le scoperte e le grandi strategie.
Chi supera la crisi supera se stesso senza essere superato.
Chi attribuisce alla crisi i propri insuccessi e disagi, inibisce il proprio talento e ha più rispetto dei problemi che delle soluzioni.
La vera crisi e' la crisi dell'incompetenza.
La convenienza delle persone e dei Paesi
è di trovare soluzioni e vie d'uscita.
Senza crisi non ci sono sfide
e senza sfide la vita è una routine, una lenta agonia.
Senza crisi non ci sono meriti.
E' dalla crisi che affiora il meglio di ciascuno,
perche' senza crisi ogni vento e' una carezza."


Vizi e virtù - Death

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Vi sono persone che senza i loro difetti
mai avrebbero fatto conoscere le loro
qualità.

L'impronta di Dio - Vincent Van Gogh

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Non bisogna giudicare il buon Dio da questo mondo 
perché è uno schizzo che gli è venuto male...

venerdì 27 maggio 2011

Pillole di saggezza (Vari)

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...a volte è più nobile dire una piccola bugia che una terribile verità...




Se, su di una pietra nera, in una notte nera, c'é una formica nera, Dio la vede e la ama.
(proverbio arabo)





Quand'ero giovane e libero
e la mia fantasia non aveva limiti,
sognavo di cambiare il mondo.
Diventato più vecchio e più saggio,
scoprii che il mondo non sarebbe cambiato,
per cui limitai un po' lo sguardo
e decisi di cambiare soltanto il mio Paese.
Ma anche questo sembrava immutabile.
Arrivando al crepuscolo della mia vita,
in un ultimo tentativo disperato,
mi proposi di cambiare soltanto la mia famiglia,
le persone più vicine a me,
ma ahimé non vollero saperne.
Ora, mentre giaccio sul letto di morte,
all'improvviso ho capito:
se solo avessi cambiato prima me stesso,
con l'esempio avrei poi cambiato la mia famiglia.
Con la loro ispirazione e il loro incoraggiamento,
sarei stato in grado di migliorare il mio Paese e, chissà,
avrei anche potuto cambiare il mondo.
(Anonimo)

domenica 15 maggio 2011

Mani (Eugenio Riganello)

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Ho guardato le tue mani, mamma:
sono vecchie, deformate e stanche ormai.

Hanno lavorato tanto...

Hanno amato tanto...


Quelle mani, mi tenevano sicure quando ero piccino,
mi stringevano al tuo petto
e il tuo cuore mi cantava una dolce ninna nanna.

Ora, cadono al peso di una piuma,

Ma la dolcezza
che lenta mi accarezza, la riconosco...

Rivedo il nostro tempo.





sabato 14 maggio 2011

Le stagioni degli alberi (Mattia Riganello < 6 anni >)

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In primavera i fiori nascono sugli alberi
in estate ritornano i frutti
in autunno ci sono poche foglie
in inverno l’albero è spoglio. 



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