mercoledì 6 aprile 2011

Momenti di ordinaria follia (Eugenio Riganello)

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Cogito ergo sum. Pensavo, sino a questo momento, di avere dei miei pensieri, ma sbagliavo. I miei pensieri, non sono miei bensì, nascono dal pensare di chi mi ha preceduto. Io non penso di mio. Sono soltanto il frutto di ciò che gli altri mi hanno dato. Io, non sono io… Sono i miei genitori, la scuola, la società che, mi hanno formato in una morale nella quale non mi riconosco. Però, loro, poverini, come potevano sapere che oggi io avrei chiesto: chi sono? Cosa avete fatto di quella creatura che vi è stata affidata? L’avete trasformata nei vostri pensieri… L’avete cresciuta nei vostri pensieri.
Ma sbaglio se affermo ciò in quanto, se i miei pensieri non sono i miei pensieri, come fanno ad esserlo per chi mi ha preceduto? Allora, cosa penso se non sono libero di pensare?
 E il tuo pensare, qual è? Non lo sai. Non lo conosci: ammettilo. Tu non hai un tuo modo di pensare, ma costruisci la tua vita sul pensiero di chi ti ha preceduto.
Quello che io voglio, è, pensare di mio senza essere influenzato da nessun altro pensiero. 
E’ possibile?
Poveri genitori miei, pensavano di avermi dato tutto quello che potevano, si sono sacrificati per me affinché avessi un’esistenza migliore della loro, ma non mi hanno insegnato a pensare di mio. Mi hanno solo donato il pensiero che da secoli accompagna la vita di ogni uomo. Ora tocca a me riscattarmi. Adesso che ho preso coscienza di ciò che non sono, non mi resta che tornare indietro e a piccoli passi, cercare di ritrovare il “mio” pensiero, abbandonato chissà dove, per non seguire la strada che altri mi hanno spianato.
Partiamo dunque da un punto fermo. Cos’è il pensiero? Ebbene, non lo so.
Allora, se non lo sai, cosa pretenderesti di dimostrare, direte voi.
Perché? Voi lo sapete?
Sicuro. Avete il concetto di pensiero secondo gli altri, ma un vostro concetto di pensiero, non lo possedete.
Vi rigiro quindi la domanda: cos’è il pensiero?
Io, sono giunto a questa considerazione: il pensiero, non esiste. Per quanto possiate essere sicuri che voi state pensando liberamente, vi accorgerete ad un certo punto, come mi sono accorto io, e, soltanto quando la coscienza sarà già stata formata, che la vostra vita è stata imprigionata in una gabbia senza uscita.
Vi accorgerete che la vita che avete fin’ora vissuto non vi è mai appartenuta.
Vabbé! Direte voi. Ma se ognuno di noi fosse cresciuto al di là del pensiero degli altri, al di là della morale, al di là di tutto, oggi, sarebbe stato il caos… Sicuro, vi rispondo io, ma non vi siete accorti che oggi è il caos?
Guardatevi intorno, guardate i vostri figli. Possibile che non vi accorgiate di nulla?
Non è una generazione di sballati, è solo che non si riconoscono più nel modo di pensare perché, non pensano di loro, ma di voi.
Incosciamente, questi ragazzi, hanno preso coscienza di ciò e, si ribellano a tutto quello che non fa parte del loro singolo mondo. Si. Dico singolo mondo perché, ognuno di noi ha una propria, distinta, singola, solitaria vita.
Posso dire dunque che il pensiero è forse la guida che ci porta a scoprire la nostra singolarità. Ma ogni pensiero è singolo e mai universale ossia, il “mio” pensiero può valere solo per me solo e non per gli altri.
Non è questione che voglio isolarmi dagli altri. I rapporti umani, vuoi o non vuoi, sei costretto ad averli ma, vivere senza cercare di convincere qualcuno a pensarla come te, questo sì che dovrebbe essere reciproco. Abbiamo perso di vista la nostra singolarità sin da quando abbiamo voluto creare intere generazioni che seguissero determinate “regole di pensiero” uccidendo così ogni “singola vita”.
Ha ucciso più uomini il pensiero che Hitler nei campi di sterminio.
Col pensiero si può governare su intere popolazioni di “non pensanti”. Ecco perché dico: cosa penso? Se non quello che gli altri hanno voluto che io pensassi?
Non posso pensare di mio… 

Riflessione estemporanea. Un tizio dice a caio:"sei una persona molto intelligente".
Per quale motivo afferma ciò?
Perché sicuramente, per capire l'intelligenza di caio, quel tizio è più intelligente.
Un pò come fanno gli insegnanti quando esprimono il proprio parere sulle capacità dei ragazzi.
Allora, mi sorge spontanea questa riflessione.
Se per capire l'intelligenza di una persona ci vuole sicuramente un'altra che sia più intelligente, vale lo stesso per la stupidità... Mi spiego meglio:
un tizio dice a caio che è uno stupido (e la parola stupido può essere sostituita tranquillamente con tutti gli aggettivi che volete)... ma come ha fatto a capirlo?
Ebbene, come sopra, quel tizio deve essere più stupido di caio, altrimenti, non regge il teorema.
Mi direte: concludi.
La conclusione è questa: quando qualcuno, che sia tizio o che sia caio, vi dice che siete stupidi, non lo ascoltate e soprattutto non lo seguite, mentre se qualcuno nota la vostra intelligenza, allora seguitelo in quanto essendo superiore a voi, è soltanto fonte di arricchimento la frequentazione di quella persona.
Ma la morale vera e propria di questo momento di ordinaria follia è: non esprimete mai giudizi sulle persone, sia positivi che negativi in quanto ognuno di noi ha la sua giusta dose di intelligenza e di stupidità... 






lunedì 4 aprile 2011

Paradossi

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Paradosso del mentitore. 
Epimenide diceva: "tutti i cretesi sono mentitori".
Epimenide, che era cretese, diceva la verità?

Il paradosso del comma 22.
dal Codice Militare spaziale del pianeta Kingon:
- art. 12 comma 1
l'unico motivo valido per chiedere il congedo dal fronte, è la pazzia;
- art. 12 comma 22
chiunque chieda il congedo dal fronte, non è pazzo.

Il paradosso della decisione.
Un condannato a morte, riceve un messaggio di questo tipo:
"l'esecuzione avverrà la settimana prossima, in un giorno a sorpresa, che tu non potrai in alcun modo prevedere".
Il condannato, ragiona così:
- non può essere sabato, perché, giunto a venerdì senza essere stato ucciso, io potrei prevederlo;
- non può essere neppure venerdì, perché giunto a giovedì ancora vivo, potrei prevederlo;
- non può essere giovedì...
In conclusione, se il boia mantiene quanto ha detto, non può eseguire la sentenza!














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