lunedì 28 marzo 2011

Milone di Crotone - tra mito e leggenda...

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Tra i personaggi più illustri della Magna Grecia e certamente l'atleta più forte di tutti i tempi, il grande Milone fu pugile e lottatore imbattuto per oltre vent'anni. Nato e vissuto nell'antica Kroton del VI secolo a.C. grazie alle sue gesta sportive e non, divenne tra gli uomini più influenti del gruppo aristocratico che governava la città di Miscello Il suo dominio sportivo cominciò nel 540 a.C. quando vinse la sua prima olimpiade nella lotta categoria ragazzi, seguirono 5 vittorie olimpiche consecutive nella gara del pugilato, fino all'ultima del 516 a.C. nella quale il suo avversario rifiutò di combattere, per celebrare la gloria di un uomo a cui gli dei diedero in dono la forza e la disciplina.
Milone vinse anche per 10 volte le gare Istmiche, 9 volte le Nemee e 6 volte i Giochi Pitici di Delfi che si tenevano in onore di Apollo. Tanta gloria rese Milone uno dei personaggi più illustri e famosi del mondo antico, conosciuto ovunque per la sua proverbiale forza e considerato eroe leggendario appartenente alla stirpe degli Eraclidi, discendente diretto di Eracle. La sua forza proverbiale salvò l'intero gruppo aristocratico guidato da Pitagora che governava la potente città di Kroton. In occasione di un terremoto che colse il gruppo dirigente mentre era in riunione proprio in casa del filosofo samio, Milone si sostituì ad una colonna spezzata dal sisma reggendo sulle sue spalle il soffitto dell'abitazione per quei minuti necessari a sgomberarla completamente salvando i convenuti. Milone fu comandante dell'esercito crotoniate in occasione della famosa battaglia contro i sibariti del 510 a.C. che sancì la sconfitta e la distruzione dell'opulenta colonia di Sybaris. Milone vestito a mò di Eracle, con la clava e la pelle di leone sulle spalle, guidò l'esercito crotoniate verso una delle vittorie più schiaccianti della storia antica. Persino Democede, crotoniate e medico personale del re Dario di Persia, per tornare a casa contro il parere del re persiano, sposò in tutta fretta una figlia di Milone, costringendo Dario a desistere dai suoi piani. La storia di Milone si fonde spesso con la leggenda, tramandata da autori tardo-ellenistici come Ateneo, Luciano e Porfirio. Una di queste vuole Milone dopo la vittoria ad Olimpia, caricarsi sulle spalle un toro di quattro anni, e dopo un giro completo di stadio, divorarlo tutto fino all'ultimo boccone. Nell'antica Grecia il grande appetito era sinonimo di forza sovrumana, e Milone di fame doveva averne davvero tanta.
Intorno alla sua morte la leggenda narra di un grosso albero di ulivo sezionato da un fulmine, posto nel bosco sacro di Hera sul promontorio lacinio. Milone, un po invecchiato, infilò le mani per divaricarne il tronco, ma abbandonato dalle forze l'Olimpionico rimase bloccato e finì dilaniato dalle belve feroci. Nel museo del Louvre una statua lo ritrae mentre viene divorato da un leone.

Milone il campionissimo. Milone, figlio di Diotimos, è celebre per i suoi numerosi successi nella lotta, avendo riportato 6 vittorie ai Giochi Olimpici, 6 ai Pitici, 9 ai Nemei e 10 agli Istmici.Per di più era dotato di una forza straordinaria e su di lui, com’è logico, fiorirono le leggende.Discepolo di Pitagora, durante un banchetto del maestro con gli allievi, Milone mostrò la sua forza prodigiosa sostenendo il pericolante soffitto della sala in seguito al cedimento di una colonna. Una delle imprese più celebrate fu il giro completo dello stadio di Olimpia portando sulle spalle un toro, che poi avrebbe ucciso e divorato.Si narra che stringesse nella mano una melagrana con tanta forza che nessuno poteva aprirgli il pugno, ma contemporaneamente con tanta delicatezza da non ammaccare il frutto. Inoltre,pare che lo stesso Milone abbia personalmente sistemato nel sacro recinto di Olimpia la statua dedicatagli dallo scultore Dameas, suo concittadino.Abbandonate le competizioni, nel 510 a.C. Milone, «il cui coraggio era pari alle qualità atletiche», guidò l’esercito crotoniate nella sanguinosa battaglia del Trionto contro i Sibariti: «Si lanciò nella mischia - narra Diodoro Siculo - cinto delle corone olimpiche e alla maniera di Ercole, con una pelle di leone addosso e con la clava in mano». Nonostante le forze nemiche fossero preponderanti, la furia di Milone trascinò i suoi alla vittoria. Anche il grande Milone, tuttavia, subì una cocente sconfitta in quella che potremmo definire la piùantica gara di sollevamento pesi della storia.

La prima gara di sollevamento pesi della storia. Ce ne parla l’erudito Claudio Eliano, detto il Sofista (nato a Palestrina intorno al 170 d.C.),
nel libro XII delle sue Storie varie, scritte in greco.
«Si narra che Milone, il quale era orgogliosissimo della sua forza fisica, si imbatté un giorno nel pastore Titormo e, vedendo che questi aveva un corpo possente, volle metterlo alla prova. Pur ritenendo di non essere particolarmente robusto, Titormo scese sulla riva del fiume Eveno e, toltosi il mantello, afferrò un macigno enorme: lo tirò a sé e lo allontanò due o tre volte, quindi lo sollevò fino alle ginocchia e, infine, presolo sulle spalle, lo portò alla distanza di otto orge [circa 15 metri] e lo scagliò lontano. Milone, invece, riuscì a stento a smuovere quel masso».
Così l’atleta più volte olimpionico, da tutti esaltato per la sua eccezionale prestanza, dovette arrendersi a uno sconosciuto pastore etolico, sfidato con troppa presunzione.
Ma Titormo, continua Eliano, sbalordì ancora di più Milone. «Afferrò con una mano la zampa di un toro selvaggio, impedendogli di scappare; con l’altra mano ne afferrò un secondo e riuscì a trattenerli sul posto tutti e due. A quella vista Milone alzò le mani al cielo esclamando: “O Zeus, tu ci hai generato un nuovo Ercole!”».

L'uomo che rinunciò la sfida con Milone. Un giorno un uomo forzuto e robusto si presentò a Crotone per sfidare Milone a lotta libera.
Bussò alla porta di Milone e andò ad aprirgli sua madre e disse a quest’uomo: cosa cercate buonuomo?
Egli rispose: abita qui Milone?
Si! Rispose la madre ma ora non c’è, si trova fuori Crotone.
Peccato disse quest’uomo. Ero venuto da molto lontano per sfidarlo.
La donna vide che quest’uomo era stanco e lacero dal lungo viaggio intrapreso e gli disse: prego accomodatevi, avrete sete e fame; l’individuo si accomodò e sapendo con quali onori veniva trattato l’ospite, si sedette a tavola e la donna prese del companatico per rifocillarlo, prese anche un pane  di 2 chilogrammi.
Senza prendere alcun coltello la donna gliene spezzò un pezzo e glielo fece mangiare, all’uomo non sfuggi quel particolare, notare una donna che spezza il pane in quella maniera è alquanto strano e possiede una forza non comune. Lo sfidante quando finì di rifocillarsi, ringraziò la donna e le disse: vi ringrazio tanto per la sua ospitalità, quando vostro figlio giungerà a Crotone gli dica pure che non ho intenzione di sfidarlo. L’uomo ebbe un pensiero molto saggio: se questa donna spezza il pane con una facilità impressionante, figuriamoci suo figlio che forza può avere!

 

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