domenica 29 maggio 2011

La Repubblica - Platone

Quando un popolo, divorato dalla sete della libertà, si trova ad
avere a capo dei coppieri che gliene versano quante ne vuole, fino ad
ubriacarlo, accade allora che, se i governanti resistono alle
richieste dei sempre più esigenti sudditi, son dichiarati tiranni.
E avviene pure che chi si dimostra disciplinato nei confronti dei
superiori è definito un uomo senza carattere, servo; che il padre
impaurito finisce per trattare il figlio come suo pari e non è più
rispettato, che il maestro non osa rimproverare gli scolari e costoro si fanno beffe di lui; che i giovani pretendono gli stessi diritti, le stesse considerazioni dei vecchi e questi, per non parere troppo severi, danno ragione ai giovani.
In questo clima di libertà, nel nome della medesima, non vi è più
riguardo né rispetto per nessuno. In mezzo a tale licenza nasce e si
sviluppa una mala pianta: la tirannia".

(Discorso tratto da "La Repubblica" Libro VIII)



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