sabato 20 agosto 2011

La creazione in versi (Eugenio Riganello)

Il Cantico della Creazione
  Eugenio Riganello
Crotone 06-08-2000
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Or comincio a raccontare
state tutti ad ascoltare.
Siete molti, siete tanti
aprite occhi, orecchi e attenti.

Primo giorno.

In principio Dio creò
cielo e terra e li guardò.
Quella terra era deserta,
senza vita, imperfetta.
Anche il cielo da lassù
era buio fin quaggiù...
Al ché disse Dio così:
sia la luce... e luce fù.
E fu sera e fu mattina,
mi ci vuol ‘na dormitina...

Secondo giorno.

Al mattino, presto, presto,
il buon Dio s’alza lesto:
fammi dare, or che si vede
un’occhiata... che succede?
Non fai in tempo a bere il latte
che si son mischiate l’acque.
Come faccio? Mé illuso!...
La mia testa!... Son confuso!...
Oh! Che lampo... Sono un genio.
Or provvedo in un baleno.
Basta metter tra le acque
me lo sento: il firmamento.
Ora sì che son contento
e, m’addormo in un momento.
E fu sera e fu mattino
mi ci vuole un caffettino...

Terzo giorno.

Acqua... Acqua dappertutto
non si trova un posto asciutto.
Cosa vuoi che quì ci pianti?
C’é bisogno di una serra.
Sù brav’acque, state a un fianco.
Ho bisogno della terra...
Ora posso sì piantare
tutto quello che mi pare:
fiori e alberi da frutto...
E per oggi questo e tutto.
E fu sera e fu mattina:
cosa faccio domattina?

Quarto giorno.

Devo ornare questo cielo:
così solo, non lo vedo!
E’ un pò triste e me ne duole.
Quasi, quasi, faccio il sole.
Oh! Và bene... Molto bene...
Che spettacoli e che scene.
E’ un pò tardi. Che ora è?
Giusto in tempo per un tè.
Ma che cosa credevate.
Dopo tante faticate,
al mattino un bel caffè
e alla sera, un bel tè.
Or ch’é notte, caro sole,
dopo le tue dodici ore,
fai ritorno alla tua casa
ch’io m’invento un’altra cosa.
Fò le stelle ad una ad una
e ci piazzo anche la luna
così che tutta la notte
del tuo cielo avrai la corte.
e fu sera e fu mattino
neanche ho fatto un sonnellino.
Quinto giorno.

Proprio bello stò Creato
anche se non è abitato.
Tutto bello, niente male.
Sù, facciamo gli animali.
Per il cielo, fò gli uccelli:
che carini... che son belli!...
Or le ali aprite, orsù,
e, volate fina lassù.
Anche l’acque sono vuote,
vanno pure popolate.
Forza, andate pesciolini.
Che aspettate? Sù sciocchini!
Non potete voi volare:
non vi resta che nuotare.
Basta adesso, sono stanco.
Meglio fare un riposino.
E fu sera e fu mattino,
mi risveglio pian, pianino.

Sesto giorno.

Ora sì. C’é proprio tutto.
Che fatica: son distrutto.
Sono proprio soddisfatto
del lavoro sì ben fatto.
Ma, lo sento,
ancora manca
l’ultim’opera mia santa.
Cosa c’é che quì non c’é
che non ho creato già.
Tutto quanto fatto è nuovo!
Ecco cosa: faccio l’uomo.
Con la terra concimata,
mi preparo l’impastata.
Lui dovrà esser diverso:
si... somiglierà a me stesso.
Ecco fatto. Com’é bello!
Ma è da solo... poverello!
Con che mezzi riuscirà
a far sol l’umanità?
Lo farò calar nel sonno
per donargli una compagna.
Il suo nome sarà donna,
basta che non sia una lagna.
Un ritocco quà e là:
sono pronti mamma e papà.
Siate fecondi, moltiplicatevi,
siate felici e insieme amatevi.
Io vi regalo tutto il creato.
Abbiatene cura, a voi è affidato.
Ciò che ho fatto, è cosa buona.
Ora, riposo sulla poltrona.

Settimo giorno.

Anche stavolta, come fu prima,
si fece sera e poi mattina.
Quanta bellezza! Sembra un bel sogno.
Voglio che questo sia il mio giorno.
Che tutti quanti da ora in poi,
vi ricordiate, com’io di voi.
Queste le origini di cielo e terra
l’unica cosa rimasta bella...

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